Psicoanalisi, cinque stereotipi da … analizzare!

Psicoanalisi, cinque stereotipi da … analizzare!

Psicoanalisi, cinque stereotipi da … analizzare!

Il termine Psicoanalisi è presente nell'immaginario popolare come associato ad una serie di stereotipi, alcuni di natura ironica legati spesso alla rappresentazione cinematografica. Altre volte, si tende a considerare lo psicoanalista come uno sciamano, in grado di decifrare profezie nascoste nei sogni o leggere la mente delle persone. I falsi miti sono tanti e, al di là dell'ironia, è importante evidenziare quanto siano fuorvianti e legati ad una concezione arcaica della psicoanalisi.

Alla fine dell'800 Freud introduce il termine Psicoanalisi, un metodo di indagine e una tecnica di trattamento nella clinica dei disturbi psichici che ha rivoluzionato la visione dell'essere umano. Viene chiamata psicologia del profondo ad indicare come i processi mentali inconsci governino la vita dell'individuo, senza che lui ne sia a conoscenza.

"L'io non è padrone a casa propria" così ritiene Freud, l'io rappresenta solo una piccola parte della vita che si svolge dentro e fuori di noi, caratterizzata talvolta da momenti che alterano la coscienza e ci fanno fare esperienza di una perdita di padronanza, anche nelle azioni più semplici della vita quotidiana, come dimenticanze, lapsus, sogni ad occhi aperti. Da questa duplice natura conscia/inconscia si genera un conflitto, causa di disagio e sofferenza. Secondo Freud, lo scopo della psicoanalisi è quello di rendere cosciente ciò che è stato relegato nell'inconscio perché traumatico, doloroso e non accettabile, attraverso l'uso della parola.

Uno dei capisaldi della tecnica è il metodo delle associazioni libere che consiste nel chiedere ai pazienti di lasciarsi andare nei pensieri, di parlare senza omettere contenuti che possano essere ritenuti imbarazzanti, angoscianti, difficilmente accettabili o di poco conto. Su queste premesse Freud ha messo a punto un sistema di interpretazione che viene applicato anche ai sogni, che rappresentano la via regia nella conoscenza dell'inconscio. Compito dell'analista è quindi interpretare i vissuti narrati dal soggetto, allargandone la comprensione e mettendo in evidenza quei significati che rivelano desideri e rappresentazioni inconsce.

A partire da Freud la psicoanalisi si è evoluta enormemente in differenti scuole di pensiero, ampliando le sue conoscenze in materia di dinamiche intrapsichiche. Al giorno d'oggi è chiaro che la metafora archeologica freudiana, della terapia che scava nel passato del paziente per portare alla luce materiale rimosso, non è più da prendere così alla lettera.

Il ricordare non basta per produrre cambiamento, si tiene conto della dimensione relazionale nel lavoro terapeutico.

Vediamo ora quali sono i principali clichés che sono associati all'immagine della psicoanalisi:

1.Ossessione per il passato: sembra che gli psicoanalisti siano così curiosi di conoscere i rapporti con i genitori e l'infanzia dei loro pazienti, quasi trascurando gli aspetti relativi al presente. Al contrario, le persone tendono a ripetere inconsapevolmente comportamenti e relazioni funzionali nel passato ma che, nel presente generano malcontento per la loro rigidità. La terapia aiuta a trovare nel presente nuove e più flessibili soluzioni.   

2. Sarà colpa dei genitori: il bambino neonato è per sua struttura un individuo che non ha autonomia e si mostra inerme nei confronti dei suoi caregiver. La sua dipendenza inizialmente assoluta riguarda non solo le cure fisiche, ma anche l'affetto, la disponibilità, la vicinanza. Tutto ciò avrà una ricaduta sul suo sviluppo psichico ed emotivo e sulla qualità delle relazioni che sarà in grado di instaurare.

3. Che ti ha detto lo psicologo? ha a che fare con la neutralità attraverso la quale lo psicologo assume una posizione non giudicante rispetto ai comportamenti, desideri, pensieri e orientamenti del paziente, non influenzando in alcun modo l'andamento del percorso. È fondamentale ai fini dell'evoluzione del paziente stesso che, sostenuto dal professionista, è in grado di muovere i suoi passi verso il cambiamento.

4. Sì, ma quando finisce la terapia? ad oggi gli approcci alla clinica della mente sono molteplici e vari. Alcuni di essi si focalizzano sulla risoluzione del sintomo considerato come qualcosa di doloroso che si manifesta ed è estraneo all'individuo. Secondo la psicoanalisi il sintomo viene da dentro, dall'inconscio e bussa per essere ascoltato. La durata della terapia non può essere stabilita a priori, è differente per ciascun paziente, anche sulla base dei suoi obiettivi e dove è in grado di arrivare. Il lavoro è necessariamente più complesso, andando ad analizzare le cause profonde che hanno permesso l'instaurarsi del sintomo.

5. E il lettino c'era nello studio? Questo strumento è riconducibile alla precedente tecnica dell'ipnosi praticata a fine '800, inizialmente abbracciata da Freud e poi abbandonata in favore delle libere associazioni. L'idea è che i pazienti, in posizione supina, con alle spalle il terapeuta, siano maggiormente stimolati ad esprimere in maniera più libera il flusso dei pensieri e delle emozioni.


Dott.ssa Alessandra Roberti
Psicologa a Roma

Dott.ssa Alessandra Roberti

Sono una Psicologa clinica. Fornisco consulenze e supporto psicologico, affiancando il paziente con sensibilità e competenza.

Partita IVA 02372640447
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della regione Lazio col n.23867

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