Il momento della nascita viene atteso con gioia e allegria da parte dei neogenitori, oltre che dalla famiglia allargata e dagli amici. Ci si congratula con la mamma e il papà, aspettandosi di intravedere da ora in poi lo sguardo raggiante di felicità. Ma è davvero possibile dare per scontato che una donna, da poco divenuta mamma, sarà necessariamente sempre al settimo cielo?
L'arrivo di un bambino può suscitare diverse emozioni, spesso molto contrastanti tra loro: si è felici e pieni di gioia per la fine della lunga attesa e l'arrivo del piccolo o della piccola, si prova però anche ansia e paura per il differente ruolo che la donna, ed anche la coppia, assumerà nella nuova configurazione di genitore e famiglia. All'interno della triade andranno costruiti nuovi equilibri e ristabiliti nuovi spazi, spesso fronteggiando vissuti emotivi complessi e delicati.
Dentro questa cornice, può quindi capitare alla neomamma di sentirsi persa, impaurita, stanca e di aver voglia di piangere. Quando però ci si trova di fronte ad un problema?
Capita spesso dopo il parto di sperimentare un malessere fisiologico che si manifesta attraverso una variazione dello stato emotivo, virando in malinconia e tristezza. Il Ministero della Salute specifica che, circa il 70-80% delle neomamme, viene colpita da questa sintomatologia, all'incirca verso il 4°- 5° giorno dal parto. Tende a svanire entro 15 giorni e, sicuramente, è influenzata da un repentino calo ormonale che si viene a verificare a livello biologico. I sintomi più comuni, relazionati alla variazione dello stato affettivo, sono:
Generalmente, i sintomi migliorano spontaneamente e in maniera graduale, senza dover ricorrere a terapie specifiche. È fondamentale poter ricevere il necessario sostegno domestico così da essere incoraggiati a segnalare i sintomi. Questo passaggio riveste una grande importanza perché, con la presenza di più fattori di rischio, non è esclusa la loro possibile evoluzione verso la depressione post-partum.
I sintomi sono apparentemente molto simili al maternity blues ma compaiono dalla sesta settimana di vita del neonato o anche più tardi durante il primo anno di vita. Secondo i dati ufficiali colpisce a diversi livelli di gravità, dal 7 al 12 % delle neomamme. Per riconoscere tale depressione unipolare, è possibile osservare alcuni sintomi specifici che causano una compromissione del livello di benessere psicofisico e delle abitudini nella vita della mamma. Quali sono le possibili cause della manifestazione di depressione post partum?
Quali sono le caratteristiche cliniche più evidenti?
In casi molto rari, soprattutto all'evidenza di fattori di rischio più massicci nei confronti di patologie psichiatriche come depressione bipolare o mista, è possibile che la depressione post-partum sia accompagnata anche da sintomi di tipo psicotico come:
La psicosi puerperale esordisce molto precocemente etro le prime 4 settimane dopo il parto e, in casi gravissimi, le possibili conseguenze possono portare a situazioni estreme come suicidio e infanticidio. Uno degli effetti più gravi di questa condizione infatti è la difficile relazione madre-bambino che, non solo avrà delle serie ricadute sullo sviluppo emotivo, cognitivo e comportamentale, ma anche a lungo termine andando a strutturare ill carattere. Il neonato viene a rappresentare il centro attorno cui proliferano le idee deliranti e paranoidi della madre, a caua delle quali ella può spingersi ad un suicidio di liberazione da un oggetto sentito come persecutorio (il bambino) o compiere atti violenti diretti direttamente al neonato. La neomamma in questi casi perde il contatto con la realtà quindi diventa per lei impossibile avere una coscienza di malattia; si rendono pertanto necessari l'ospedalizzazione, l'intervento farmacologico e un percorso di psicoterapia.
Alla luce di quanto detto, appare ancora più evidente quanto siano importanti sensibilità, sostegno e l'intervento di coloro che si trovino vicini alla neomamma. Molte donne potrebbero temere il giudizio, pensando di essere considerate come non all'altezza del ruolo; nonostante la progressiva chiusura che ne deriva, è importante intervenire tempestivamente per avere contezza di quanto sta accadendo, in un tempo relativamente breve.
Molteplici sono le conseguenze di una depressione post-partum e includono, in prima istanza, l'aspetto relazionale madre-bambino.
Per "falsa presenza" si intende una presenza fisica della madre non accompagnata da quella psichica. È notorio il fatto che, quando si parla di neonati, ci si riferisce ad una condizione di dipendenza e impotenza nei confronti del mondo, necessità di nutrimento, amore, accudimento che un bambino non è in grado di chiedere verbalmente ma che una mamma sa fornire in maniera tempestiva. Il lattante percepisce il piacere che la mamma condivide nello stare insieme, piacere che si traduce in sicurezza ricevuta. Detto questo, indifferenza, freddezza, incapacità ad immedesimarsi nei bisogni del piccolo, vengono percepiti come assenza e mancata responsività, accompagnate da una sensazione di costante minaccia di morte.
Spesso la madre vive il rapporto con il bambino e il suo accudimento come un lavoro sfinente e, proprio a causa dell'instabilità e frammentarietà della relazione, si percepisce come inadeguata e incapace. Sottostanti questi pensieri, si individuano forti spinte aggressive inconsce nei confronti del lattante tali per cui, l'atteggiamento anaffettivo, nasce come difesa e blocco inibitorio, percependo il piccolo come un estraneo incomprensibile.
Nell'insorgenza della malattia sono coinvolti comportamenti che denotano chiusura e isolamento. Lo stress si accumula e, l'incapacità a chiedere aiuto o l'impossibilità a reperire una rete che possa offrire sostegno, non fanno altro che alimentare il senso di solitudine e di affaticamento.
Il primo passo è promuovere una consapevolezza in merito al proprio stato emotivo e una conoscenza degli aspetti psicologici e comportamentali di questo disturbo dell'umore. Successivamente risulta fondamentale far leva sulle risorse che permettano alla mamma di uscire dall'isolamento e aiutino a sviluppare nuove modalità per intervenire sullo stress e la gestione efficace della vita emotiva.
Sono necessari accoglienza, ascolto e sostegno nel delicato percorso volto al superamento della vergogna, liberando la mamma dai sensi di colpa e supportandola nel ricostruire un'autostima fortemente minata.
Fondamentali sono anche gli interventi che tengano conto in maniera pratica della gestione dell'infante e che aiutino non solo la donna ma anche la coppia a sperimentare una serena genitorialità, basata sul libero confronto e sostegno reciproco, da un punto di vista emotivo ma anche pratico.
L'obiettivo comune agli interventi è quello di condurre la donna ad esperire a pieno la fiducia nelle proprie capacità, così da alimentare l'immagine di una buona e sollecita madre, necessaria per instaurare una corretta relazione diadica.
Dott.ssa Alessandra Roberti
Psicologa a Roma
Sono una Psicologa clinica. Fornisco consulenze e supporto psicologico, affiancando il paziente con sensibilità e competenza.
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Iscritta all'Ordine degli Psicologi della regione Lazio col n.23867