M'ama...non m'ama...e se non m'ama più?

M'ama...non m'ama...e se non m'ama più?

M'ama...non m'ama...e se non m'ama più?

La conclusione di una relazione non rappresenta quasi mai solo la semplice perdita dell'altro. Il dolore è quello di una lacerazione, una parte di sé e della propria storia viene irrimediabilmente persa, insieme ad emozioni, luoghi, aneddoti, spezzoni di film e musica condivisi quando si era in coppia. Sembra che ogni angolo del mondo possa essere fonte di un “colpo emotivo”, ricordo di qualcosa che rappresentava certezza e stabilità e che ora si è dissolto e non esiste più.
I vissuti di perdita e vuoto possono essere talmente intensi da abbandonarsi alla disperazione e, nei soggetti predisposti, condurre a veri e propri stati depressivi. In questi casi così vulnerabili l'immagine lesa e tendente al fallimento di sé stessi, specie di fronte ad un tradimento, delinea atteggiamenti di autodenigrazione e rimuginazioni colpevolizzanti. Il dolore può causare insonnia, cambiamenti nell'appetito, depressione, ansia.

Spesso l'insopportabilità del malessere determina dei tentativi di negazione dell'accaduto, il desiderio che rifiuta la realtà e spinge a ricercare, spesso con modalità umilianti, chi non ha ricambiato il sentimento. Tutto questo alimenta la sofferenza e fa piombare in un forte stato di malinconia, un vuoto silente ma profondo.
Subentrano sentimenti contrastanti come la rabbia che altro non è che un'ulteriore faccia dell'amore, l'amore frustrato appunto. Dolore e rabbia non vanno rimossi ma attraversati e trasformati in energia da investire in nuove attività ed esperienze gratificanti per sé stessi.

Non è un compito semplice all'inizio: l'idea dell'altro è martellante e non scompare nonostante l'inaccessibilità fisica. La psiche compensa la perdita trattenendo l'oggetto interno che, tuttavia, è ben diverso da quello reale, che ha procurato dolore. Risulta apparentemente impossibile abbandonare l'idea di una vita insieme. Si fa fatica ad accettare la causa che ha infranto il sogno, cercando di attribuire la colpa ad un elemento terzo (il lavoro, l'amante, ecc..) per salvare il partner e se stessi da una macchia alla purezza del legame, allontanandosi dal piano di realtà.
Non necessariamente deve verificarsi una circostanza specifica affinché una coppia scoppi: il legame a volte non riesce a trasformarsi e ad evolvere, così che si crea una stasi che non dà la possibilità ai due partner né di fare un salto di qualità né di prendere la sofferente decisione di chiudere. Anche in questo caso, il legame con il passato è molto vivo nel presente, impedisce la realizzazione di un futuro perché, presto o tardi, l'immobilità dello stare insieme, porterà ad un affievolirsi del sentimento fino a rancore e silenzio. Si perde in questo modo il senso dello stare insieme e, più spesso, uno dei due membri della coppia prenderà la decisione per entrambi di rompere il legame.

Da un punto di vista psicologico, la prima reazione di fronte alla notizia shock di una perdita amorosa può essere differente:

  • alcuni reagiscono con un carico emotivo esplosivo difficile da gestire che può sfociare in confusione, smarrimento e panico;
  • altri vivono la separazione con profondo distacco, congelando le proprie emozioni come se nulla di grave fosse accaduto;
  • anche le reazioni più comportamentali basate su strategie di negazione, rifugi compensatori, “no contact” sono effimere, perché danno l'illusione di mantenere il controllo sulla situazione. Le motivazioni inconsce restano in agguato pronte a tornare a galla dalle ferite aperte del passato.

Come uscirne

Possiamo assimilare l'esperienza della perdita amorosa al processo dell'elaborazione del lutto. In entrambe le situazioni si attivano sentimenti di protesta, rabbia, dolore, disperazione fino ad arrivare al distacco.
Umberto Galimberti (filosofo, sociologo, psicoanalista, giornalista e accademico italiano) definisce il lutto come “uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell'esistenza. La perdita può essere un oggetto esterno, come la morte di una persona cara, la separazione geografica o l'abbandono di un luogo, o anche la perdita di un oggetto interno, come un fallimento personale e simili”. Qualsiasi esperienza connotata da un forte investimento emotivo nella quale si verifica la perdita dell'oggetto investito, necessita di un disinvestimento del sentimento, reso possibile dal lavoro del lutto. Ciò è quanto accade anche per la fine di una storia d'amore.

Citando Sigmund Freud, in un breve ma fondamentale testo del 1915 intitolato “Caducità”, si interroga sulla difficoltà ad attraversare il lutto, a rinunciare all'oggetto che non c'è più in modo da poter sciogliere un legame impossibile da portare avanti, rendendo di nuovo disponibile l'investimento emotivo su altro.

Associativamente, mi viene da fare un riferimento alla vita e allo sviluppo del bambino. Egli ha bisogno della presenza della mamma, sia fisica che psicologica, per sopravvivere. Ad un certo punto, però, impara a stare da solo poiché interiorizza l'immagine della mamma, sa che c'è anche se non è presente fisicamente. Come ci riesce? Lo psicoanalista Winnicott parla di oggetto transazionale (un orsacchiotto o una copertina ad esempio), un oggetto che rappresenta la madre e che i piccoli hanno vicino quando sono soli, soprattutto nel momento dell'addormentamento. Completata l'interiorizzazione della figura materna non ne hanno più bisogno e abbandonano l'oggetto transazionale.
Tornando agli adulti, essere consapevoli che c'è stata una relazione significativa per entrambi i membri di una coppia, permette di interiorizzarne l'immagine. Il sentimento di amore e il legame con quella specifica persona è esistito, anche se nel presente interrotto; pertanto, non è svanito nel nulla come se niente fosse stato reale. La separazione è dolorosa ma si può provare riconoscenza per il tempo felice vissuto, come spinta contraria al vuoto dell'assenza.

Concludendo, il punto in comune tra lutto e separazione amorosa è la necessità di un lavoro psichico che escluda la logica dell'attribuzione della colpa in favore dell'esplorazione della responsabilità. La colpa spesso viene attribuita in maniera esclusiva e unidirezionale a sé stessi o all'altro; la responsabilità invece è sempre soggettiva.
Pertanto, interrogarsi sulle cause che hanno portato una relazione al capolinea è fondamentale per ripristinare l'iniziativa nella vita, andare oltre attraverso un lavoro di elaborazione e comprensione che liberi dalla possibilità di ri-attivare in futuro modalità già vissute e, a quel punto, disfunzionali.

“Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.”
Haruki Murakami - Kafka sulla spiaggia


Dott.ssa Alessandra Roberti
Psicologa a Roma

Dott.ssa Alessandra Roberti

Sono una Psicologa clinica. Fornisco consulenze e supporto psicologico, affiancando il paziente con sensibilità e competenza.

Partita IVA 02372640447
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della regione Lazio col n.23867

2024. «powered by Psicologi Italia». E' severamente vietata la riproduzione delle pagine e dei contenuti di questo sito.