I cambiamenti rappresentano dei momenti decisivi nella vita, spesso accompagnati da confusione, difficoltà relazionali o emotive, che possono manifestarsi come vere e proprie crisi. Quando la vitalità e la spinta ad agire sono paralizzate dall'angoscia, tanto da sviluppare sintomi, è significativo chiedere aiuto ad uno psicologo. Nella relazione con il terapeuta si costruisce un discorso condiviso, attraverso parole cariche di senso e significati affettivi. Si dà un valore unico alla crisi, nella possibilità di vedere e sentire la realtà, sé stesso e gli altri secondo una prospettiva diversa di evoluzione e crescita.
Capita a tutti di trovarsi in un periodo della vita piuttosto difficile o doloroso, che richiede una grande forza per poterlo affrontare e superare. Spesso accade che ci si senta soverchiati, disarmati di fronte al problema e, tale esperienza, percepita come fuori controllo, diventa la molla che fa scattare l'urgenza di cercare uno specialista, uno psicologo. È l’angoscia, infatti, che prima non era presente o, meglio, non percepita in maniera così dilagante, che fa perdere la bussola agli individui e al loro senso di padronanza sulla propria vita e le situazioni, conducendoli a sviluppare una serie di sintomi e dipendenze di vario genere.
Possiamo definirlo a tutti gli effetti un momento di crisi, che segnala quanto un modello di adattamento sia oramai fonte di disagio e dolore, e quanto le relative strategie risultino inadeguate nel fronteggiare i cambiamenti presenti. È un momento di svolta, nel suo potenziale, perché costringe la persona a confrontarsi con la realtà, un sentimento che genera smarrimento e turbamento.
In queste situazioni diventa particolarmente importante rivolgersi ad uno psicologo. A questo punto, ci si chiede prima ancora di iniziare se il professionista scelto possa essere quello giusto, che cosa dirà, se sarà giudicante, come ci si dovrà presentare e una lunga serie di preoccupazioni e di dubbi che, in alcuni casi, fanno rientrare la richiesta "tanto non cambierà mai nulla...oramai sono abituato...anche questa volta ce la farò da solo...". In altri casi, la sensazione di non essere più se stessi e al timone della propria vita, si esprime in una richiesta di riconquistare l'equilibrio ma, spesso, di ritrovarlo in fretta.
L'incontro iniziale con il terapeuta si fa allora carico di tante sensazioni, per lo più contrastanti, una richiesta di aiuto convulsa e quasi istantanea (neanche ad avere una bacchetta magica!) ma anche il timore che il gioco non valga la candela, per il senso di immobilità che causano l'angoscia e la sfiducia che non si venga compresi. Tale meccanismo del "tutto e subito" sottende una resistenza verso il percorso di cura, che necessariamente implica tempo, motivazione e impegno.
Il terapeuta si trova così in contatto con un bisogno famelico e, allo stesso tempo, molto ambivalente. Attraverso i primi colloqui, con un sapiente dosaggio di ascolto e interventi mirati, costruirà un discorso che permetterà di dare un iniziale significato alla richiesta di aiuto, inquadrandola nel contesto più ampio della specifica individualità con la quale si trova in relazione. Un elemento indispensabile è la pazienza fiduciosa con la quale il terapeuta è in grado di rimanere nel caos che si percepisce dalle richieste pressanti, spesso dense di angoscia o dolore, mantenendo ben salda la rotta per non lasciarsi trascinare dalla burrasca emotiva.
Gli effetti terapeutici non si esauriscono all'estinzione del sintomo o alla possibilità di “rimanere a galla” in una situazione difficile. L'obiettivo più alto viene raggiunto quando, dalla dimensione del lamento rispetto alla propria vita e all'infelicità di essere sé stessi, si riesce ad accedere ad una dimensione più matura che porti al riconoscimento e all'accettazione non passiva della propria esistenza, che non si identifica con la sofferenza.
La psicoterapia quindi de-paralizza il presente, spezzando la coazione a ripetere rispetto a ciò che è stato più traumatico e che confina la possibilità di evoluzione e successo. Il nuovo presente è possibile, nell'accettazione di quelli che sono stati i limiti, le perdite e le esperienze dolorose che non possono essere modificate e che fanno parte della storia personale. Significa tradurre in parole affettive e significative lo stato di dolore che caratterizza la crisi e riconoscerne il peso rispetto ad un passato ancora attivo, anche a distanza di tempo.
Dott.ssa Alessandra Roberti
Psicologa a Roma
Sono una Psicologa clinica. Fornisco consulenze e supporto psicologico, affiancando il paziente con sensibilità e competenza.
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